“Se Google+ fosse un film, si chiamerebbe The Social Layer” afferma David Armano condividendo il suo post proprio sul Social Network.
Il suo punto di vista definisce la direzione che Google Plus sta prendendo, dopo che sono stati conclamati i 20 milioni di visitatori unici dalla pubblicazione.
Secondo Armano, Google Plus è un Social Layer, ed è questo che lo rende tanto diverso dai suoi concorrenti: propone aspetti di Twitter e Tumblr, uniti alla stessa familiarità offerta da Facebook. Qualità che diviene allora un pregio, nonostante sia stata criticata come esagerata somiglianza.
G+ quindi non è un Facebook-killer, e non ha bisogno di esserlo: i suoi utenti non abbandoneranno il suo utilizzo a vantaggio di Google Plus, né Big G intende raggiungere questo obiettivo.
Del resto, come afferma Steve Rubel, tempo e attenzione hanno un limite. Quanto più Google riesce ad ottenerne dai suoi utenti, tanto più riuscirà a sottrarne ai suoi competitor.
L’unicità di Google Plus viene quindi rivelata: la capacità di unire ricerca e socialità, il Search&Social che non è stato mai raggiunto, ad oggi, né da Facebook né da Twitter. Tanto meno da alcuna delle altre piattaforme.
Se da un lato lo stesso social network non offre la possibilità di effettuare ricerche al suo interno come su Google, se non entro i profili individuali, dall’altro “offre a chi produce contenuti la possibilità di associare la propria identità ai risultati delle ricerche”. Steve Rubel sembrerebbe concordare.
Quindi cosa ci aspetta? Quali sono ora i limiti dell’unione tra Search e Social?
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Francesca Ferrario, Presenza Online
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