Otolab nasce nel 2001 da un gruppo di artisti (musicisti, pittori e architetti) e di professionisti (grafici, web designer e sociologi) che sentiva la necessità di dare una dimensione collettiva al proprio lavoro artistico. Lavorando insieme, il collettivo – che conta circa 10 persone – ha potuto sviluppare e mettere a confronto linguaggi, tecnologie conditi da molta sperimentazione e condivisione dei saperi, creando un humus fertile per lo sviluppo dei progetti che abbiamo realizzato nel corso della nostra storia.
In questi anni Otolab è stato ospitato nei principali festival dedicati alle arti digitali, nazionali e internazionali come il Netmage di Bologna, Mixed Media di Milano, Sincronie di Milano, MiTo di Milano, Rec Festival di Reggio Emilia, LPM di Roma, Cronosfera di Cavatore, DigiTrok! di Milano, Kernel Festival di Desio, Dissonanze di Roma, Share Festival di Torino, MUV Festival di Firenze, Live!iXem di Venezia, Acusmatiq di Ancona, Signal di Cagliari, Cartoombria di Perugia, Abstracta di Roma, Peam di Pescara, Cimatics di Bruxelles, Moov03 di New York, Biennale di Praga, Elektra Festival di Montreal, Imaginary di Timisoara; Atlantic Waves di Londra, STRP di Heindhoven, Cinesthesy 1.0 di Parigi, Sonic Acts XII di Amsterdam; Nemò Festival di Parigi; Lab.30 di Augsburg; Celeste Prize di Berlino etc.
Nel tempo Otolab si e’ trasformato in un’associazione culturale che oltre a progettare e produrre le performance, che rimangono il cuore del progetto, realizza installazioni, workshop e attività didattiche come il Corso di Performance Audiovisiva alla NABA di Milano. Recentemente è nato il progetto MD network che si occupa di progettare e realizzare performance audiovisive e installazioni interattive per le aziende. Del network fanno parte alcune figure professionali che provengono dal collettivo e altri professionisti che collaborano con Otolab da tempo.
1. Voi siete degli specialisti nelle performance audiovisive. Quanto influisce il web sui vostri spettacoli?
Lo sviluppo del web ha accompagnato tutta la nostra storia, soprattutto come fonte di ispirazione e comunicazione con gli artisti e le realtà che hanno popolato la rete in questo decennio. In passato abbiamo sviluppato delle performance audiovisive che utilizzavano Flash come tecnologia per la produzione di audio e video sincronizzati e “suonati” in tempo reale. L’utilizzo non ortodosso di questo software, nato per la produzione di siti web, lo consideriamo un tributo alla rete, ma parliamo di un periodo in cui non esistevano ancora programmi per il live video soddisfacenti in termini di velocità e sincronia. Oggi si possono utilizzare software molto evoluti per interfacciarsi con la rete, utilizzandone i dati in tempo reale e restituendoli in modo molto spettacolare.
2. Il web è in continua evoluzione, sia a livello di tecniche che di contenuti. Qual è, in genere, il vostro approccio alla Rete?
Quando abbiamo iniziato questa avventura la Rete era in pieno sviluppo ed era ricca di sperimentazione, la Net-Art era presente ovunque e influenzava con i suoi immaginari anche il lavoro di chi praticava altri percorsi artistici. Allora si sperimentava molto con il codice per la Rete (html, Lingo, Flash, Java…) e poi magari si usava lo stesso codice per creare un vjset o una performance audiovisiva, e questo avveniva grazie alla grande volontà di esplorare questo nuovo mondo, a una velocità di comunicazione fra gli artisti mai vista prima e ad una grande volontà di condividere i “saperi”.
Oggi la Rete è immensamente più’ ricca di contenuti e di utenti, e anche di tecnologia, ma è più ricca di sperimentazione? Non ne siamo certi, e in fondo questa è la cosa che ci sta’ più a cuore.
3. Quali vostri progetti risentono di più dell’influenza del web?
Questa è una domanda interessante. Il progetto che è più direttamente derivato dal web è sicuramente Quartetto.swf, basato sull’interazione dal vivo di quattro strumenti audiovisivi programmati in Flash. Quando lo progettammo, all’inizio degli anni 2000, era inconcepibile usare un software pensato per il web in contesti diversi; eppure, proprio la sovversione di questa prassi ci ha portato a lavorare su una performance molto immersiva e dinamica, con la quale tra l’altro abbiamo vinto festival come l’Italian Live Media Contest e il Netmage.
Ma, più in generale, concepire un progetto di arte elettronica o di interaction design senza la rete sarebbe assolutamente impassibile: solo on-line si possono trovare quelle risorse di informazioni superspecializzate (newsgroup, forum, blog, etc) che sono una parte importante del “combustibile” di questi lavori.
4. Usate i Social Network per promuovere i vostri spettacoli?
Si, soprattutto Facebook dove pubblichiamo e promuoviamo tutti i nostri appuntamenti, e che ci permette di mantenere vivo il contatto con la nostra comunità di riferimento. In 11 anni abbiamo girato mezzo mondo e conosciuto le persone più diverse negli ambiti più disparati, ed i social network sono un ottimo strumento per mantenere vivi i contatti.
Più che per la promozione, i Social Network (e gli strumenti 2.0 in generale) stanno diventando uno strumento essenziale per la didattica: il blog ci dà la possibilità di lavorare in modo agile ed integrare i contenuti delle lezioni e dei seminari velocemente, rispondendo direttamente agli stimoli che ci vengono dati in aula; per gli studenti più giovani (quelli delle accademie e delle università) è spesso più facile chiederci qualcosa sulla Fan Page che spedirci una mail. E la discussione così diventa pubblica.
La seconda parte dell’intervista verrà pubblicata martedì 6 novembre.
Intervista a cura di Francesco Giusto, Contributing Editor @presenzaonline.it
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