A guardarli oggi i telefonini con cui siamo “cresciuti” sembrano degli arnesi rudi e grezzi, dei tostapane del paleolitico. Soprammobili, oggetti di sfogo per incazzature varie, simboli rappresentativi del nostro essere in modo inversamente proporzionale alla loro grandezza (cioè piccolezza). Però stiamo parlando degli anni fino al 2007: l’anno zero della telefonia mobile. Ciò che ha dato un senso al Web 2.0.
Con l’avvento del iPhone, infatti, siamo passati dal paganesimo al monoteismo, declinatosi poi nelle diverse eresie (nel senso etimologico del termine) o confessioni: samsung, blackberry, android, windows phone etc. Questo sistema ha insegnato a chi regge le fila della tecnologia, che il popolo in egual misura può accedere a internet e al mondo che per mezzo di questo si schiude proprio nel palmo della mano.
Il virtuale si è fatto materiale.
L’ecclesia che ne è scaturita si è diffusa su tutta la terra e su tutto l’etere a velocità sempre più sostenuta, partendo dal EDGE fino al LTE. Grazie a questa epifania altri hanno imboccato la strada evolutiva che porta all’etere, contribuendo ad aprire nuove vie, creando, di fatto, nuovi lavori e nuovi settori di interesse economico oltreché neologismi anglofoni di premiato successo internazionale.
Probabilmente ci troviamo nel pieno medioevo telefonico, dove si combattono crociate pubblicitarie e legali alla conquista della Gerusalemme eterea. Ma ancora, forse, non lo sappiamo. Però la storia ha quella curiosa abitudine di ripetersi, magari anche in modo traslato, e ogni nuova credenza si evolve allo stesso modo, alternando periodi di grande auge a periodi di declino: piena di sostenitori e di detrattori.
Non ci resta che scegliere l’operatore migliore.
Sta di fatto che, comunque la si pensi, una volta battezzati, nulla è più come prima.
iPhone punto e a capo.
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