5. Avete in programma di fare una diretta su Twitter (o su un altro SN) di una vostra performance?
Se parliamo di performance audiovisiva questo è molto difficile, in quanto i nostri live richiedono ambienti immersivi, proiezioni di grande formato o multischermo e una qualità dell’audio diffuso, molto difficile da riprodurre su un computer o uno smart phone. I dati che si possono ottenere dai social network, inoltre, sono per loro stessa natura molto aleatori; per riuscire a trasformarli in qualcosa di utilizzabile in un live sarebbe necessario “contraffarli” talmente tanto da perdere ogni interesse.
Se parliamo invece di installazioni, nelle quali i dati possono essere manipolati in altri modi, abbiamo in cantiere diversi progetti che utilizzano la georeferenziazione degli utenti o la visualizzazione delle parole chiave delle conversazioni online in spazi immersivi. Come succede spesso nella fasi di forte accelerazione tecnologica, oggi lavorare con i dati dei social network è divenuto di moda, e si iniziano a vedere in giro immagini o brevi animazioni appariscenti. Fare il salto dall’immagine ad un’esperienza veramente immersiva, però, è tutt’altro che facile. E’ in quella direzione che stiamo lavorando.
6. Arte e web. Qual è il livello di interazione nel mondo secondo la vostra esperienza?
Web e arte sono sempre andati a braccetto, a partire dalle prime sperimentazioni di trasmissione delle immagini a distanza fino all’esplosione dell’interaction design per la Rete degli anni 2000, passando per l’affascinante (ed effimera) ondata di Net Art degli anni ’90. Oggi la Rete non è più confinata allo schermo del computer, ma è filtrata dappertutto grazie alla convergenza di canali e tecnologie diverse. Anche l’arte per il web, di conseguenza, inizia a permeare tutto il mondo reale: realtà aumentata, installazioni, performance, ma anche applicazioni d’autore.
7. Come è percepita in Italia la convivenza di due settori apparentemente diversi?
Come viene percepita dal pubblico è difficile dirlo. Noi crediamo che non vi siano grandi differenze con gli altri paesi, anche se sicuramente nei luoghi dove la tecnologia è entrata di più nel quotidiano le persone sono portate a vedere i due mondi meno distanti.
Abbinare arte e web deve essere funzionale ad un progetto, ad un’idea e le idee nascono ovunque, anche se certamente il contesto culturale le può caratterizzare. Inoltre dipende molto dal tipo di utente, dalla propria indole sperimentale, dal tipo di utilizzo che fa dei dispositivi digitali in generale.
Per concludere possiamo dire che in Italia l’arte e il web possono essere sentite in relazione o meno a seconda dell’individuo, del suo livello di “alfabetizzazione digitale” come del resto in tutti gli altri paesi, ma quello che ci interessa davvero è il come, ossia, capire e apprezzare quali peculiarità possiede questa “convivenza”.
8. Ci sono Stati in Europa o nel resto del mondo in cui il livello di fruizione di un’opera come la vostra è più alto?
Come capacità creative e tecnologiche individuali o di team siamo alla pari con gli altri paesi, come sensibilità diffusa per le arti elettroniche, invece, il Nord Europa è sicuramente più avanti rispetto all’Italia. in questo senso, culturalmente, c’è un gap di almeno un decennio tra il pubblico italiano e quello nord europeo. Questo perché paesi come Olanda, Belgio, Francia, Germania, Inghilterra, a differenza dell’Italia, hanno sempre investito molto nell’arte e nella cultura, anche negli ambiti più sperimentali e tecnologici.
Noi conosciamo piuttosto bene la situazione milanese; la città ha sofferto di eccesso di glamour i questi anni, per cui finché i laboratori di sperimentazione elettronica e digitale non assumevano toni “glamour”, non ricevevano attenzione e curiosità, specialmente per la creatività che proveniva dal “basso”.
Questo è stato molto negativo per la qualità e la quantità delle occasioni in cui poter presentare opere digitali, magari anche molto sperimentali.
La più grande mancanza che abbiamo avvertito sono stati i festival di arti elettroniche e digitali, occasioni fondamentali di incontro fra “operatori” che servono a promuovere gli artisti e diffondono l’arte e la cultura digitale.
Le arti digitali nascono spesso nella stanza di giovani artisti che non hanno a disposizione una vetrina dove mostrare il proprio lavoro e il festival è un po’ come la galleria d’arte agli inizi del ‘900. Se manca viene a crearsi un vuoto nel circuito produttivo ed espositivo.
Purtroppo gli organizzatori dei festival hanno spesso mille difficoltà a reperire fondi e a garantire un’organizzazione professionale.
Nel tempo abbiamo conosciuto molti direttori dei festival italiani e tutti concordano sulle enormi difficoltà economiche.
In Italia molto spesso accade che le istituzioni investano su progetti tradizionali e “sicuri” e molto poco sulle forme artistiche innovative.
Questo causa anche un allontanamento dei possibili sponsor, che naturalmente chiedono una certa visibilità ma non possono ottenerla con iniziative di basso profilo.
9. Cosa manca secondo voi al mondo Digital in Italia in questo momento?
Sembrerà banale dirlo ma, in un periodo di forte crisi culturale, sociale ed economica, siamo convinti che le istituzioni dovrebbero investire molto sulla formazione e la divulgazione delle arti digitali, dalle quali possono nascere immaginari e soluzioni innovative anche per il “mercato”.
Oggi manca essenzialmente un circuito a basso costo per lo sviluppo di delle arti digitali. Con circuito intendiamo: artisti – festival – istituzioni.
La Rete può aiutarci a trovare soluzioni tecnologiche innovative, forse, ma quello che realmente manca è la possibilità di incentivare stabilmente le arti digitali nella propria città. Servono laboratori indipendenti in qualche modo agevolati, eventi e festival a basso costo, curatori e organizzatori competenti, spazi adeguati e consuetudine alla fruizione delle opere digitali.
Crediamo che se questo circuito s’innescherà, l’incentivo a cimentarsi e a operare da parte degli artisti aumenterà e che la produzione e la qualità delle arti digitali non potrà che beneficiarne.
Allo stesso tempo, è anche vero che molte realtà dell’arte e della cultura in Italia non hanno nessuna idea di sostenibilità economica per la propria attività; si aspettano sempre e solo dei finanziamenti dall’alto, che irrimediabilmente non arrivano.
10. Trovate possibile un’interazione fra il mondo del business tout court e le vostre performances?
Crediamo che in questo periodo storico ci sia una grande attenzione da parte delle aziende verso linguaggi e immaginari innovativi e tecnologici, in particolare verso gli aspetti interattivi con l’utente, le aziende sono alla ricerca di un coinvolgimento attivo del pubblico, e oggi la tecnologia lo consente.
Intervista a cura di Francesco Giusto, Contributing Editor @presenzaonline.it
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