Carla Zorzo ci parla del suo progetto AFajolo, in grado di mettere in contatto creativi e produttori su un’unica piattaforma. Un progetto che va oltre la semplice community e che punta a offrire un servizio completo per creativi e produttori dall’ideazione alla vendita.
Il tuo progetto come sfrutta le potenzialità della rete e dei social network?
Visibilità è forse la parola chiave che caratterizza l’attività di AFajolo, oggi questa parola non ha senso se non considera l’aspetto social e di networking. Ammetto che quando ho inizialmente progettato la piattaforma non immaginavo che gran parte del mio tempo una volta avviata, sarebbe stato assorbito da twitt e post, invece devo dire che ogni giorno, appena mi siedo al computer, la prima cosa che faccio è lanciare il browser e aprire: Linkedin, Facebook, Twitter e infine il Forum e Blog di AFajolo.
Qual è il valore aggiunto che questa piattaforma offre rispetto ad altri siti?
In sé l’attività di AFajolo non è rivoluzionaria, nel senso che la necessità di far collaborare designer e produttori è una cosa risaputa da tempo, i progetti che andavano in questa direzione sono stati molteplici, ad esempio workshop e competition organizzate internazionalmente e anche dalle nostre camere di commercio; nel mondo poi esistono già piattaforme di mediazione, ma tutte hanno preferito lucrare sui contatti rispetto che provare a trovare altre forme di ritorno economico per il servizio fornito. Alcune di queste richiedono anche 5.000 € alle aziende per dargli visibilità, altre tengono segreti i nominativi e decidono loro chi proporre a chi. A mio parere questi modelli sono poco corretti, nel senso che se i registri delle camere di commercio fossero fatti a dovere non ci sarebbe bisogno di un servizio di mediazione, chiunque potrebbe semplicemente andare allo sportello più vicino e trovare il fornitore che sta cercando; purtroppo i registri sono stati creati per questioni fiscali e quindi gli unici che riescano a decifrarli sono i commercialisti. AFajolo ha deciso di lasciare completamente libera e gratuita la registrazione per dare la possibilità anche alle micro realtà di avere una chance.
Oltre alla mediazione AFajolo in più mira ad offrire, una volta raggiunta una massa critica di utenti una vetrina di pre-vendita/finanziamento dei progetti sviluppati dagli utenti, permettendo a nuove start-up di svilupparsi e ai creativi di autoprodursi; questo servizio sarà un forte elemento di differenziazione rispetto alle altre piattaforme.
Altre piattaforme stanno offrendo questo servizio a pagamento, tu come pensi di rendere AFajolo sostenibile? Oggi molti servizi offerti su internet sono gratuiti, credi sia un modello di business sostenibile o pensi che prima o poi anche su internet dovremo pagare per determinati servizi?
Mentre progettavo AFajolo ho letto molto sui social business e il no-profit sostenibile, ammetto che è una filosofia che condivido molto, e questo mi ha permesso di pensare al mio progetto in un’ottica meno capitalistica, non fraintendetemi, AFajolo non è social business, ma ho tentato di mantenere un’ottica eticamente corretta, ora mi spiego: AFajolo offre dei servizi mirati a generare nuovo business attraverso la visibilità, il KAP, il forum e in futuro la vetrina di vendita; quindi invece di farsi pagare a priori AFajolo si pone come un componente del team con gli utenti e divide con loro successi/insuccessi; in fondo quello che tutti vogliamo è lavorare se il lavoro di tutti porta dei ritorni allora diventa più sensato dividerli. Questo principio verrà applicato alle vendite, AFajolo tratterrà infatti un 10% su ogni pezzo venduto sulla piattaforma, che considerando che le normali commissioni dei retailers e degli e-shop è tra 40-60%, direi che è più che ragionevole.
AFajolo è solo all’inizio, cosa ti aspetti dal futuro?
Mah… sto cercando di tenere i piedi per terra, nel senso che acquistare credibilità online non è facile e basta davvero poco per finire nell’oblio digitale, spero davvero che AFajolo cresca e diventi utile a molti; spero di testimoniare la nascita di numerose start-up e di vedere giovani che trasformano il loro talento in un futuro promettente qui in Italia… forse l’idea di salvare il mondo ancora non l’ho abbandonata, tu che dici?
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Giuseppe G., Innexta
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